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COMUNICATI STAMPA

Comunicati Segreteria - 18/05/2010

Doppi incarichi e poltrone d'oro nel trevigiano.
Cgil: stipendio medio, riferimento per i compensi pubblici.
Barbiero: "Basta farse e strumentalizzazioni.
Che sia la classe politica della nostra provincia a dimostrare credibilità operando un serio ridimensionamento degli stipendi di politici e amministratori pubblici, verso una maggiore equità sociale."
"Basta con la farsa. L'esercizio dei tagli alle indennità dei politici e affini non può essere l'ennesima strumentalizzazione partitica. Per chiedere sacrifici ai cittadini, lavoratori e pensionati, la classe politica trevigiana dimostri credibilità e non becero populismo."

"Da sinistra a destra, alla Lega, sembrano tutti concordi nell'operare quanto prima una riduzione degli stipendi dei politici, ministri e parlamentari, ma anche assessori e consiglieri regionali. C'è chi parla di una decurtazione del 5% dello stipendio, c'è chi propende per un taglio degli oneri accessori e altre svariate soluzioni arrivano da ogni parte. Tutti ragionamenti legittimi – ha dichiarato il segretario provinciale della Cgil di Treviso - se non avessero quel sapore populista di chi fa uscire i soldi, in questo caso i lauti compensi che ingrassano la classe politica e amministrativa del nostro Paese e del nostro territorio sulle spalle della classe lavoratrice, per poi fargli rientrare dalla finestra."

"E questo non è difficile capirlo quando leggendo i giornali ritroviamo l'elenco dei nostri politici locali che rivestono contemporaneamente più di un incarico, sindaco e assessore, parlamentare e sindaco, consigliere provinciale e comunale e via dicendo. A chi siede su due poltrone, si aggiunge la lunga lista dei compensi di presidenti e consiglieri delle aziende, dei consorzi e delle società partecipate trevigiane. Cifre da capogiro – ha aggiunto Barbiero - per mantenere e arricchire una classe dirigente figlia della politica più che del merito. Top manager che negli ultimi anni invece di congelare i loro guadagni, anche alla luce della continua crescita delle tariffe fatte pagare agli utenti dei servizi di tali società, hanno ben pensato, di alzarli a dismisura."

"Un'operazione fatta in questi termini - ha detto Barbiero - non mette mano sui veri sprechi e le ingiustizie del sistema. Non ha importanza chi opera il taglio o chi viene colpito. Se non è tutta la classe politica, a tutti i livelli, a ripensarsi riequilibrando gli stipendi di politici e amministratori pubblici secondo le dinamiche salariali di altri soggetti appartenenti al pubblico impiego, non si potrà mai attenuare il divario tra i loro irraggiungibili compensi e il reddito medio di lavoratori e pensionati."

"Proprio questa dovrebbe essere la logica che muove una ridefinizione degli stipendi dei politici e amministratori pubblici: - ha spiegato Barbiero - la definizione dello stipendio medio. Che nasca dalla valutazione dello stipendio di chi lavora, anche rischiando la vita, per 1.200/1.500 euro mensili, contribuendo alla ricchezza del Paese. Senza dimenticarsi che il 90% dei pensionati, dopo quarant'anni di lavoro, percepisce una pensione che oscilla tra i 700 e i 2.000 euro al mese, quando continuiamo a pagare vitalizi e pensioni d'oro a deputati e senatori, sulla base di pochi anni di contribuzione."

"Non vogliamo il 5% in meno, vogliamo molto di più, vogliamo una presa di coscienza della classe politica locale e italiana. È allora indispensabile, - ha concluso Barbiero - se si vuole dare seriamente un segnale forte di responsabilità, anche in vista di una nuova dinamica federalista, che sia la virtuosa provincia di Treviso a fare il primo passo verso una maggiore equità e verso un sistema più funzionale, capace di liberare risorse da investire nel mondo del lavoro e nel sociale."

Ufficio Stampa