Immagine di copertina

COMUNICATO STAMPA

Comunicati Segreteria - 09/01/2012

Allarme lavoro: dati choc relativi alle domande presentate ad inizio anno. 2012, partenza con il botto per la disoccupazione in provincia.
Stime dell'Ufficio Studi della Cgil parlano di oltre un migliaio di pratiche già inviate nei primi quattro giorni di gennaio all'Inps per la richiesta del trattamento economico.
Di queste 533 solo agli sportelli dell'Inca.
Il segretario Paolino Barbiero: "Numeri straordinari che segnalano l'assoluta gravità del momenti". Per effetto degli oltre 7 mila licenziamenti del 2011 la Marca ha perso quasi 200 milioni di euro di reddito disponibile.

Inizia con segnali molto preoccupanti il 2012 dell'occupazione in provincia di Treviso.
A dirlo una rilevazione condotta dell'ufficio studi della Camera del Lavoro di Treviso secondo cui sono circa un migliaio le domande per il trattamento di disoccupazione raccolte e inviate telematicamente all'Inps nei soli primi quattro giorni dell'anno e che interessano lavoratori che hanno concluso la cassa integrazione e licenziati nelle medie e grandi imprese, oltre a addetti licenziati dalle piccole imprese e in disoccupazione ordinaria.
I dati raccolti dall'Ufficio Studi parlano di 533 pratiche espletate soltanto agli sportelli dell'Inca Cgil provinciale e di un ulteriore 40% di domande che si stima siano stato effettuate nello stesso periodo dalle strutture delle altre organizzazioni sindacali. Per quanto riguarda la sola attività della Cgil, i lavoratori che hanno presentato domanda di disoccupazione e che risultano licenziati al termine di procedure di cassa integrazione straordinaria sono stati, dal 2 al 5 gennaio, ben 221 mentre nello stesso ristretto periodo di tempo gli addetti espulsi dalle piccole aziende che hanno inoltrato la richiesta risultano essere 312.

Secondo le rilevazione dell'Ufficio Studi si tratta dei primi effetti dell'andamento del mercato del lavoro nel 2011, che in Provincia di Treviso ha registrato 7.243 licenziamenti, di cui 4.229 nel comparto delle piccole imprese e 3.106 in quello delle medie e grandi. Di questi gli stranieri sono oltre un terzo del totale dei licenziamenti nelle piccole aziende e il 20% in quelle medio-grandi.
Nella suddivisione per settori, tra le aziende di maggiori dimensioni il 40% dei licenziamenti si è registrato nel settore metalmeccanico: 1.206 espulsioni su un totale di 103 imprese interessate. Da segnalare anche i licenziamenti nel settore del tessile-abbigliamento-calzature: 35 aziende hanno ridotto il personale per motivi economici, al termine della cassa integrazione o di procedure concorsuali, per un totale di 461 addetti. Mentre ad avere disperso maggiore lavoro tra le piccole sono state le imprese edili, con il 23% del totale.
A tutto questo si somma la preoccupazione per il futuro dei 1.974 lavoratori interessati da cassa integrazione straordinaria attivata per crisi (o in concomitanza con procedure concorsuali) destinata a concludersi entro luglio 2012. Secondo l'Ufficio Studi della Cgil, si tratta di addetti che rischiano di trovarsi senza lavoro entro 6 mesi e che, data la fortissima flessione dell'offerta occupazionale, potrebbero rimanere intrappolati in una condizione di disoccupazione di lungo periodo.

"Numeri tutti negativi – ha commentato Paolino Barbiero, segretario generale della Cgil provinciale di Treviso - a cui hanno contribuito i 278 fallimenti e le 15 procedure concorsuali registrate al 31 dicembre del 2012.
Dati che indicano una leggera flessione in numeri assoluti rispetto al 2010 (301 fallimenti e 34 procedure concorsuali nell'anno precedente) ma più significativi, sia per le dimensioni occupazionali delle aziende fallite che per le passività accumulate".
"Le richieste di disoccupazione registrate nei primi 4 giorni di questo 2012 – ha proseguito il segretario generale della Cgil provinciali – sono assolutamente straordinarie. Numeri di questa portata non erano mai stati registrati negli ultimi 8 anni: si tratta di un segnale preoccupante e che indica in maniera incontrovertibile lo stato di difficoltà economica e sociale crescente in questa provincia".

"Accogliamo positivamente l'appello del presidente Zaia ad un patto per una azione coordinata sul territorio tra istituzioni, imprese e sindacato, ma è arrivato il momento di andare oltre le buone intenzioni e l'apertura dell'ennesimo tavolo. Quello che serve è un insieme di interventi forti, sostenuti dal comparto pubblico, che metta al primo posto gli investimenti su infrastrutture, energie rinnovabili, piccole e grandi opere di ammodernamento e il risanamento delle zone industriali e dei centri abitati; la riorganizzazione della governance locale, che razionalizzi le risorse economiche a disposizione, passando anche attraverso l'accorpamento dei Comuni e la messa in efficienza della spesa pubblica locale; un piano del lavoro per i giovani, da inserire in quegli accordi interconfederali firmati dal sindacato con Unindustria, artigiani e Confcommercio, a cui, dopo la scrittura dei programmi, vanno date oggi gambe operative. Infine, per affrontare l'emergenza dei fallimenti, non è procrastinabile un potenziamento delle attività del tribunale con l'istituzione di una fondazione a cui partecipino Camera di Commercio, associazioni di categorie e istituti di credito, implementata con un quota pari allo 0,20% o 0,30% del valore destinato alle curatele fallimentari".

"La grande preoccupazione – ha concluso Barbiero – è legata ad un fortissimo arretramento del reddito disponibile in provincia.
Solo per effetto dei licenziamenti del 2011 nella Marca si sono perduti fino a 200 milioni di euro in 12 mesi, dato che oltre ad indicare un forte arretramento della qualità della vita, con ovvie ripercussioni sociali, suggerisce una ulteriore contrazione del mercato interno provinciale, che avrà conseguenze rilevanti sui consumi ed effetti profondamente negativi sull'intero sistema economico. Le manovre per mettere i conti in ordine sono importanti, ma non si possono trascurare, come invece si sta facendo, gli effetti fortemente recessivi legati anche ad un inasprimento dell'imposizione fiscale indiretta che colpisce con maggiore intensità i redditi medio bassi".

Ufficio stampa