Immagine di copertina

Emergenza Coronavirus, al bivio il nostro sistema di valori

Comunicati Segreteria - 15/03/2020

Emergenza Coronavirus,
al bivio il nostro sistema di valori. Facciamo la scelta di una società diversa

 

L’emergenza Coronavirus ci ha drammaticamente aperto gli occhi su questioni che da tempo non venivano affrontate nel nostro territorio e nel Paese tutto.

Innanzitutto, il fatto di doverci fermare, noi gran lavoratori e produttori, di fronte a una situazione imprevista, complessa da governare. Una situazione che ci insegna quanto la natura la faccia sempre da padrona - e quanto poco possano incidere su questo le scelte dell’uomo - senza distinguo di etnia, di condizione sociale ed economica, indiscriminatamente, mettendo in discussione le nostre stesse libertà individuali.

Di fronte alla paura e all’orrore, l’Italia intera ha riscoperto il valore della Sanità Pubblica, il sistema universalistico che garantisce sempre la Salute a tutti.

La tempesta che stiamo attraversando ci pone inevitabilmente davanti a domande imprescindibili sulle rotte da seguire, sulle priorità dei nostri principi - che troppo spesso diamo per scontati -, su decisioni tanto difficili quanto essenziali, come scegliere se è più importante tutelare la vita e il benessere o l’economia e la ricchezza.

Ovviamente, in questi giorni da molte parti, anche e proprio su questi aspetti, si è levata una voce, un lamento spaventato, nei confronti delle Istituzioni. Da una parte le dichiarazioni altalenanti del Governo nazionale e degli esecutivi regionali, incapaci di proporre e imporre soluzioni anche drastiche e impopolari, hanno evidenziato tutto il limite di coloro ai quali abbiamo affidato il governo del Paese, troppo propensi all’agire politico e al confezionamento di messaggi finalizzati al calcolo elettorale, più che mossi da un’azione amministrativa mirata alla difesa dell’interesse pubblico.

Una classe dirigente specchio di un Paese nel quale l’individualismo estremo ha portato molti a disinteressarsi al vero benessere della collettività, specchio di un popolo per alcuni versi indisciplinato, perché poco avvezzo al rispetto delle regole, ma anche e soprattutto disorientato. Un disorientamento che nasce proprio dalla poca autorevolezza di chi siede nei palazzi dei governi. Piazze gremite, piste da sci affollate, ammassamenti ovunque sono la misura di un fenomeno che travalica la medicina e diventa politico e sociale.

Ci crediamo immuni dal rispetto delle regole e dunque anche dal contagio, salvo poi, disarmati, chiedere strumenti, norme, che fino a poco prima si erano ignorate o trasgredite. Potremmo quasi definirci un Paese di irresponsabili, una regione di irresponsabili…. poiché l’alcool non ci protegge!

Un imbarbarimento complessivo del mondo della politica e di noi cittadini che con questa triste esperienza deve trovare fine. Dobbiamo imparare e capire che la furbizia non può prevalere sull’onestà, la sopraffazione dell’altro non vince sul valore della solidarietà. Dobbiamo avere sempre ben chiaro in testa che gli ultimi, i più fragili, gli emarginati un giorno potremmo essere noi. Non c’è un “prima” di qualcun altro, siamo tutti italiani, siamo tutti europei, siamo tutti sulla stessa barca, a volte sullo stesso barcone.

E quanto prima apprenderemo questa lezione, quanto più facile sarà capire anche che la salute di tutti viene prima del Pil e delle nostre tasche, e che la solidarietà che realizziamo in questo difficile momento dovrà essere quella bussola per ripartire poi, senza lasciare nessuno indietro. Perché un sistema economico e sociale più equo si può creare e sarebbe fonte di nuovo sviluppo. Perché i capitali concentrati in poche mani, il Dio dividendo, il mercato in primis, l’indifferenza nelle condizioni lavorative, salariali e pensionistiche non immunizza né dal Corona virus né dal tracollo. Non è la ricchezza salvifica, è il rispetto e l’unione.

E rispetto per le Istituzioni, per noi stessi, per gli altri, verso il futuro, oggi significa stare alla lettera alle norme, significa attivare tutte le forme di protezione negli ambienti di lavoro, significa rallentare utilizzando gli strumenti di integrazione al reddito messi a disposizione, significa far stare i lavoratori, la gente, a casa. Significa non essere un cittadino irresponsabile o un “paròn” del secolo scorso.

Fermarsi oggi non vuol dire perdere, vuol dire vincere, sul virus, sui nostri egoismi individuali. Nessuno nega che sia una scelta dura e dolorosa, che faccia paura, ma è la cosa giusta da fare.

Tale tragica e complicata sfida, che ci troviamo a fronteggiare a causa dell’epidemia, ci pone allora necessariamente davanti alla scelta più urgente. Che tipo di società vogliamo essere? Penso che una lezione la si possa apprendere e che gli errori possano essere corretti, partendo da un serio investimento nel sistema universalistico della Sanità Pubblica al rafforzamento dei legami solidaristici interni al mondo produttivo ed economico, dal rispetto delle regole fiscali e contrattuali per avere più risorse per tutti al farsi carico di tutte le fragilità di chi vive accanto a noi.

La natura, la vita, la nostra irresponsabilità, i nostri egoismi ci hanno messo di fronte a un bivio. Come trevigiani, come veneti, come italiani, come cittadini di questo mondo globale imbocchiamo la strada giusta.

 

Mauro Visentin
Segretario Generale CGIL Treviso


Visentin Mauro
Segretario Generale CGIL TREVISO