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COMUNICATO STAMPA

Comunicati Segreteria - 25/11/2012

Centro Studi CGIL: "Più di un trevigiano su due sta sotto i mille euro al mese".
Pensioni INPS, non sono più un ammortizzatore sociale
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Paolino Barbiero: "Drammatico impoverimento dei pensionati. La contrattazione sociale sul territorio ha il compito di proporre economie di scala per destinare risorse, a titolo di bonus e agevolazioni, che contribuiscano al mantenimento del potere d'acquisto delle famiglie".

Viviamo in un territorio con il 63,5% dei pensionati INPS (oltre 142mila cittadini) con redditi pensionistici inferiori a mille euro. E con quasi 10mila lavoratori che nel 2011, per periodi più o meno lunghi, hanno consumato oltre 20milioni di ore di cassa integrazione, senza contare i 7.243 interessati dalla mobilità e il numero crescente e non stimabile di disoccupati non coperti da ammortizzatori sociali. Questa la fotografia scattata dal Centro Studi della CGIL di Treviso per lo SPI provinciale.

La scomposizione per classe di importo, dei pensionati e dei redditi pensionistici INPS da lavoro dipendente e autonomo, vede il 10,82% del totale, oltre 25mila persone, con assegni mensili inferiori ai 500 euro lordi. Un altro 33.3%, pari a più di 74mila pensionati, prende tra 500 e mille euro, al di sotto della media nazionale che vede conta il 34,9% assegni erogati. Il 17,85% (circa 62.500 soggetti) sta fra mille e 1.500 euro, e così via. Sopra 3mila euro al mese c'è il 3,75% dei pensionati (8.400 persone). Ben la metà, il 52,71%, dei trevigiani rientra nella fascia di reddito pensionistico medio lordo, risultante dalla somma delle prestazioni erogate dall'INPS, che va dai 500 ai 1.500 euro mensili: 81.693 sono donne e 55.084 uomini. Mentre solo 18.727 donne, rispetto ai 43.960 uomini, percepiscono un reddito pensionistico al di là di questa soglia. Sotto i 500 euro lordi mensili sono 8.300 gli uomini e 15.898 le donne.

"Tolte pensioni basse erogate a persone con un sostanzioso patrimonio, i dati elaborati dal Centro Studi CGIL evidenziano che ben oltre un trevigiano su due sta sotto i mille euro al mese. E che solo uno su quattro arriva a toccare un netto di 1.500 euro. Situazione ancor più grave per le donne, economicamente più penalizzate: solo una donna su 10 arriva a quell'importo. Ciò a dimostrazione di quanto la fascia di povertà si stia allargando anche nella società trevigiana e di come le pensioni, a causa della forte perdita del potere d'acquisto, non riescano più ad essere elemento di compensazione e ammortizzatore sociale per le famiglie colpite dalla crisi economica". Lo ha detto il segretario generale dello SPI CGIL di Treviso, Paolino Barbiero, a commento dei dati sulla previdenza".

"Le pensioni in questi ultimi anni – ha continuato Paolino Barbiero - anche per effetto di una non adeguata rivalutazione (2,6% nel 2012), sono state soggette ad una drammatica perdita di potere d'acquisto derivante dall'incremento del costo della vita, dalla compartecipazione alla spesa sanitaria, importante voce di uscita per le persone anziane, dall'aumento dei costi legati al trasporto pubblico, al servizio rifiuti e all'appesantimento della fiscalità locale. Ha contribuito poi anche il blocco della rivalutazione per assegni pensionistici oltre i 1.405 euro lordi, poco più di mille netti".

"Per questa ragione – ha aggiunto Barbiero – l'azione di contrattazione sociale dello SPI nel territorio mira al mantenimento del potere d'acquisto dei pensionati, per vivere dignitosamente e per recuperare il valore che oggi tale reddito rappresenta all'interno delle nostre famiglie, con uno o più componenti inoccupati. Dal bonus acqua e gas, all'accorpamento dei servizi al cittadino alla fusione dei Comuni le economie di scala attuate dalla governance del territorio dovranno avere lo scopo di ristornare le risorse recuperate per andare in aiuto dei nostri nuclei familiari e assicurare ai nostri anziani un'offerta d'assistenza puntuale e di qualità".

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