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COMUNICATO STAMPA

Comunicati Segreteria - 02/06/2014

Analisi del Centro Studi della Cgil di Treviso sullo scenario occupazionale trevigiano.
Occupazione, Vendrame: "Debolissimi segnali di ripresa".

Il segretario generale: "Sebbene nel primo quadrimestre 2014 qualche settore risenta meno dell'emorragia di posti di lavoro rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, registriamo complessivamente un incremento di ben 336 licenziamenti oltre ai 919 del 2013".

Altri 1.255 posti di lavoro persi da inizio anno, contrazione del manifatturiero, saldo natalità/mortalità negativo per le aziende.
Sono alcuni degli elementi che emergono dallo studio sul paesaggio lavoro ed economia delle relazioni nel territorio provinciale realizzato dal Centro Studi della Cgil di Treviso. La ricerca prende in esame come aree di riferimento i diversi mandamenti del trevigiano e ne analizza l'andamento in questi anni di crisi economica. I servizi alle imprese e alle persone, e il terziario, più concentrati nel capoluogo e nel coneglianese, hanno perso nei primi quattro mesi nel 2014 40 addetti in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno (191 contro 151), assorbendo una percentuale maggiore sul totale complessivo dei lavoratori coinvolti nella mobilità (legge 223/91): 20,8% a differenza del 12% del 2013.
Relativamente agli insediamenti produttivi concentrati nella zona di Montebelluna e Oderzo, il manifatturiero e le costruzioni scendono mediamente del 15,9% (367 posti di lavoro in meno oltre il dato del 2013 pari a 458 lavoratori interessati, 230 solo nel tessile-abbigliamento, 207 nelle costruzioni e 348 nel comparto legno, dei quali 155 solo nell'opitergino).

Per quanto riguarda il paesaggio del lavoro i numeri mostrano che è proprio questa l'area della provincia più colpita nel primo quadrimestre dell'anno: sono 272 i posti di lavoro persi, il 431% rispetto al periodo preso in esame nel 2013. Sempre nel medesimo periodo, sono stati registrati alcuni segnali d'inversione di tendenza nell'area del vittoriese che vede meno lavoratori coinvolti nella mobilità: 67 contro gli 82 del 2013. Le variazioni del primo quadrimestre vedono la Marca con un saldo di natalità/mortalità negativo per oltre 1.500 aziende, soprattutto nel settore del manifatturiero e nel comparto edile.
Il metalmeccanico, legato alla grande industria, è il settore che tendenzialmente, rispetto al 2013, ha perso lo stesso numero di posti di lavoro da gennaio a fine aprile (223 lo scorso anno e 216 nel 2014). La differenza si fa sentire analizzando la distribuzione dei posti persi sul territorio. Se l'emorragia nel quadrimestre considerato per entrambi gli anni tocca in particolare il capoluogo e il coneglianese, nel 2014 anche l'area di Montebelluna ha risentito di una drastica crescita delle fuoriuscite dal mercato del lavoro, passando da 5 a 54 licenziamenti per fallimenti o cessata attività. Va meglio per il settore dell'agroalimentare che, invece, riduce le perdite dalle 31 del primo quadrimestre 2013 alle 10 dell'anno in corso.

Tracciando sinteticamente un profilo dei lavoratori interessati alla 223/91 lo studio rileva che sono per il 61,5% operai, soprattutto compresi nella fascia d'età che va dai 41 ai 50 anni, in particolare uomini (64%). Dei 1.255 nuovi disoccupati si contano 197 stranieri.

"Sebbene lo studio evidenzi in termini di uscite una preoccupante quanto prevedibile crescita del numero dei licenziamenti dalla grande impresa – commenta Giacomo Vendrame, segretario generale della Cgil di Treviso – relativamente al mercato del lavoro, rileviamo un certo dinamismo in entrata.
Di fronte ai dati di uscita, infatti, registriamo, ma solo a conclusione del primo semestre riusciremo ad avere un quadro reale del fenomeno, qualche debole segnale di controtendenza, soprattutto dovuto ad un incremento delle assunzioni, in particolare a tempo determinato, e, solo per alcuni settori, un rallentamento delle cessazioni".
"Per questo – conclude Vendrame – è fondamentale oggi definire politiche industriali ed economiche di vasta area, il Triveneto, e di concentrarsi sui settori trainanti, quali propulsori di un cambiamento non solo di trend ma di sistema produttivo.
Torniamo allora ad investire nel nostro sistema produttivo territoriale ed arriverà la vera e positiva svolta sul mercato del lavoro".