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COMUNICATO FP

Comunicati Segreteria - 22/10/2013

FP CGIL: In Parlamento si facciano scelte coraggiose.
Legge di stabilità, Bernini: "Politica al ribasso, servizi a rischio".

Il segretario generale: "Dopo anni di blocco delle assunzioni e dei rinnovi contrattuali, si colpiscono ancora i dipendenti pubblici preservando l'inefficiente alta burocrazia e gli sprechi legati alla cattiva politica".

Il dibattito politico in corso non coglie ancora le vere priorità per il Paese su temi quali il lavoro, la dilagante povertà, l'aumento della spesa pubblica, l'illegalità e la corruzione diffusa.
Per mesi si è parlato della necessità di riqualificare le Pubbliche Amministrazioni, di riformare complessivamente il sistema, di stabilizzare precari e di recuperare la perdita del potere di acquisto dei salari bloccati dal 2009.
E invece la legge di stabilità non fa altro che confermare le inadeguate politiche sul lavoro pubblico portate avanti in questi anni, agendo su tre versanti: la conferma del blocco del rinnovo contrattuale per almeno altri tre anni, che si aggiungono ai quattro già trascorsi, e che hanno visto un impoverimento medio dei lavoratori pubblici contrattualizzati che va dai 4.000 ai 7.000 euro nel corso di questi cinque anni ; conferma del blocco delle assunzioni ; nuovi interventi legislativi su materie già regolate da contratto, apportando netti peggioramenti sul fronte dei diritti dei lavoratori.

In altre parole il Governo, che dovrebbe dare priorità alle politiche occupazionali, anziché favorire l'occupazione, licenzia e impoverisce coloro che ancora un lavoro ce l'hanno.
Non è un caso che nella soglia di povertà vi siano lavoratori dipendenti, ormai più che frequentemente unici portatori di reddito per l'intero nucleo familiare.
Indirettamente con questa legge si riducono ulteriormente i servizi pubblici che in questa fase dovrebbero far fronte anche ai bisogni emergenti determinati dalla crisi, in particolare sul versante delle autonomie locali, del sociale, della sanità e dei servizi all'infanzia.

In questo momento di debolezza dei partiti queste politiche al ribasso sono, tanto a livello nazionale che locale, derivate spesso dagli alti apparati burocratici, che ostacolano la strada delle riforme e della riorganizzazione del settore pubblico sovrapponendosi nei loro veti alle scelte che dovrebbero essere politiche.
In questi decenni di assenza di significative politiche per il lavoro e per i redditi, i lavoratori pubblici hanno visto calare i loro stipendi e arretrare i loro diritti senza che questo incidesse positivamente sulla spesa pubblica, comunque aumentata. Risorse finite in sprechi e nelle buonuscite milionarie di manager che spesso hanno portato al dissesto le aziende , in corruzione e nel mantenimento di organismi e società utili spesso solo a mantenere pezzi di classe politica uscita perdente da sfide elettorali, con incarichi, appalti e consulenze.

Il Parlamento questa cattiva legge la deve modificare.
Si agisca con coraggio riprendendosi in mano ruolo e scelte politiche senza lasciarle ad altri. Diversamente non ci potrà che essere una forte reazione democratica delle parti sociali proporzionale all'iniquità in atto.