
Denunciati 518 casi di malattie professionali e 7.579 infortuni a luglio 2025: per la CGIL nella Marca non si fa abbastanza per garantire salute e sicurezza nei luoghi di lavoro
L’impietosa fotografia scattata dalla Camera del Lavoro provinciale rileva che tra il 2020 e il 2024 raddoppiano le denunce per malattie professionali ma cala fortemente la percentuale di quelle riconosciute
Balzo delle denunce di malattia professionale: passano dalle 499 del 2020 alle 922 del 2024 in provincia di Treviso (455 delle quali patrocinate dall’INCA della CGIL ovvero quasi la metà) sulle 5.509 dell’intera regione del Veneto. A luglio 2025 erano già 518 (367 seguite dal Patronato INCA). Per lo stesso arco temporale aumenta anche la media di denunce per lavoratore che passa da 1,60 a 1,77. A farla da padrone (per il 93% del totale) sono i casi denunciati per patologie dell’apparato osteomuscolare (ben 426 nel 2020, 831 nel 2024 e 378 nel 2025), in particolare quelle agli arti superiori, rachide e sindrome del tunnel carpale. Il dato evidenzia però che di queste denunce meno della metà vengono riconosciute, con una percentuale sul totale annuale che negli anni di riferimento è progressivamente crollata: dal 73% del 2020 al 41% del 2024. Per questo l’INCA di Treviso ha patrocinato ben 237 ricorsi di opposizione nel 2024 e già 108 nell’anno in corso.
Passando poi agli infortuni sul lavoro complessivamente sono 7.579 quelli denunciati da gennaio a luglio 2025. Il 2024 si era concluso a quota 12.991 rispetto ai 12.841 del 2020. Anche in questo caso calano gli infortuni riconosciuti: 8.437 nel 2020 e 7.525 nel 2024. Guardando, inoltre, al comparto della metalmeccanica e metallurgia, che in provincia di Treviso occupa circa 35mila lavoratori e lavoratrici, le denunce per infortuni sul lavoro passano da 1.675 (riconosciuti 1.163) del 2020 a 1.836 nel 2024 (riconosciuti 1.234), con trend costante di crescita da gennaio a luglio 2025: sono pari a 969 contro le 948 dello stesso periodo dell’anno precedente, in particolare per la produzione metalmeccanica (429), macchinari diversi (265) e apparecchiature (134).
“Questo spaccato rende drammaticamente palesi i passi indietro fatti negli ultimi anni in tema di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, anche rispetto alla continua, quotidiana e costante battaglia che il sindacato porta avanti dentro e fuori i luoghi di lavoro - commenta amaramente Sara Pasqualin, segretaria generale CGIL di Treviso -. I dati sulla denuncia di malattie professionali e di infortuni sono decisamente allarmanti: il sistema produttivo e gli organi deputati a determinare il rispetto delle norme, che ci sono, non danno garanzie per la tutela del benessere fisico e, direi, della vita dei lavoratori e delle lavoratrici. Pare evidente un disinteresse e un disinvestimento su questo aspetto fondamentale per la persona, ma anche sui costi sociali che malattie e infortuni comportano, con difficoltà per lo stesso mondo produttivo a mantenere la propria risorsa primaria, il lavoro”.
“L’azione del Patronato INCA nel trevigiano è innegabile come punto di riferimento - aggiunge Sara Pasqualin -, raccogliendo ben il 49,4% delle denunce di casi di malattie professionali (il 25% a livello regionale) ed essendo impegnato in prima linea tutti i giorni nella difesa e a tutela dei lavoratori e delle lavoratrici sul fronte del riconoscimento dei diritti. Un impegno sempre più arduo vista la stretta in termini numerici di riconoscimenti rispetto all’aumento richieste pervenute”.
“Aiutare l’emersione delle patologie da lavoro, attraverso l’azione di tutela del Patronato, non è solo un modo per far crescere una nuova consapevolezza dei diritti tra i lavoratori e tra le lavoratrici, ma anche per stimolare interventi di prevenzione che evitino di trasformare i luoghi di lavoro in ‘zone franche’ dove si può affermare la sospensione dei diritti, a scapito della salute - ha evidenziato Valentina Durante, direttrice del Patronato INCA CGIL di Treviso”.
“Uno tra i settori più delicati è innegabilmente quello metalmeccanico - prosegue Manuel Moretto, segretario generale della FIOM CGIL di Treviso -. L’utilizzo di macchinari, oltre a determinare un elemento di rischio che va prevenuto in tutti i modi, impatta sul fisico dei lavoratori e delle lavoratrici portando a patologie debilitanti. Le imprese devono sicuramente fare molto di più e comprendere che lo stato di salute di chi lavora per loro va tutelato e preservato. Servono dispositivi, apparecchiature, formazione e organizzazione del lavoro che permetta posture e movimenti corretti, al fine di evitare l’usura della muscolatura e dell’apparato scheletrico. Ricordiamo che ogni malattia ha un impatto anche sull’aspetto psicologico delle persone e dei loro familiari”.
“Se vogliamo un mondo del lavoro fatto di dignità della persona e di progresso sociale - conclude Pasqualin - non possiamo nasconderci dietro un dito. Serve un’unità di intenti, grande impegno delle organizzazioni di rappresentanza e investimenti delle parti imprenditoriali per creare non solo tra i lavoratori e le lavoratrici ma in particolar mondo e prima di tutto tra i ‘paròni’ una significativa cultura del benessere in azienda”.
Ufficio Stampa
Pasqualin Sara
Segretaria Generale CGIL TREVISO
Moretto Manuel
Segretario Generale FIOM CGIL Treviso