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COMUNICATO STAMPA

Comunicati Segreteria - 28/03/2012

PLACIDO RIZZOTTO, SIMBOLO DI LEGALITA'
Giovedì 29 marzo 2012 alle 16 nell'aula magna dell'Istituto enologico proiezione del film sul vita del sindacalista e un dibattito in ricordo delle vittime di mafia e illegalità.

La Cgil di Treviso ricorda la figura di Placido Rizzotto. A oltre sessant'anni dalla morte e a pochi giorni dal riconoscimento dei funerali di Stato da parte del Consiglio dei Ministri, la Cgil di Treviso, sezione di Conegliano, intende ricordare la figura del sindacalista siciliano scomparso per mano mafiosa nel marzo del 1948.

Giovedì 29 marzo a cominciare dalle ore 16 nell'aula magna dell'Istituto Eneologico "Cerletti" di Conegliano sarà proiettato il film "Palcido Rizzotto".
Alle ore 17,20 seguiranno gli interventi di Paolino Barbiero, segretario generale della Cgil di Treviso, di Marco Bavosi, Presidente dell'Anpi di Conegliano, e di Emilio Viafora, Segretario Generale della Cgil del Veneto. Alle 18,30 si terra un brindisi con i partecipanti presso l'Enoteca Veneta nel campus della Scuola enologica.

"Ricordare la figura di Placido Rizzotto è importante anche qui, seppur lontani dalla sua Sicilia – ricorda Paolino Barbiero – Nel corso della sua breve ma intensa vita non ha solo combattuto contro lo sfruttamento dei lavori e le logiche mafiose del dopoguerra, ma anche, come partigiano, è stato uno dei protagonisti della lotta antifascista nel nostro Nordest".
Placido Rizzotto era nato a Corleone (PA) il due gennaio del 1914. Primo di sette figli restò orfano di madre quando era ancora bambino. Il padre fu arrestato, per un periodo, con l'accusa di far parte di un' associazione mafiosa. Come primogenito abbandonò giovanissimo la scuola per occuparsi della numerosa famiglia. Durante l'ultima guerra prestò servizio nel regio esercito in Friuli sui monti della Carnia da prima come caporale, poi caporal maggiore e sergente.

Dopo l'8 settembre del 1943 si unì ai partigiani socialisti nelle Brigate Garibaldi combattendo contro i nazifascisti in Carnia e nella zona di Trieste.
Al termine delle ostilità, dopo la Liberazione, rientrò a Corleone ed iniziò la sua attività politica e sindacale.
Ricoprì l'incarico di presidente dei combattenti dell'ANPI (Associazione Nazionale Partigiani d'Italia) di Palermo e quello della Camera del Lavoro di Corleone diventando dirigente di spicco dell'allora PSI (Partito Socialista Italiano) e della CGIL di Palermo e della Sicilia.
Nel primo dopo guerra la mafia siciliana, anche attraverso il sostegno politico di alcuni partiti filogovernativi dell'epoca e del movimento separatista siciliano, rappresenta e difende prevalentemente gli interessi dei grandi proprietari terrieri diventando, di fatto, l'organizzazione che ostacola e contrasta con ogni mezzo l'avanzare delle conquiste democratiche e civili dei lavoratori, dei contadine e dei braccianti siciliani.
E' in questo contesto che si deve infatti inquadrare anche l'attentato del 1° maggio del 1947 di Portella delle Ginestre (11 morti e 27 feriti tra i manifestanti) e tanti altri agguati intimidatori a volte con conseguenze mortali che la mafia organizzò ed attuò contro rappresentanti del sindacato e della sinistra in quegli anni.

Le denuncie e le azioni contro la mafia che Placido Rizzotto mise in campo a Corleone gli attirarono l'odio di agrari, mafiosi e loro protettori politici.
Ieri come oggi chi si batte per la legalità , per i diritti e il lavoro, chi si schiera dalla parte degli ultimi, come fece Rizzotto, battendosi per l'occupazione delle terre incolte, per dare un contratto e un futuro a tanti braccianti, scatena l'ira della mafia.
Luciano Liggio con altri complici su ordine del boss mafioso dott. Michele Navarro uccide e fa sparire il corpo di Placido Rizzotto.
Era il dieci marzo del 1948. Sono gli anni in cui si fanno notare all'interno dell'organizzazione criminale gli uomini più pericolosi e sanguinari che opereranno successivamente come capi mafia in Sicilia : i corleonesi Luciano Liggio, Totò Riina, Bernardo Provenzano.
Le indagini sull'omicidio di Placido Rizzotto furono condotte dell'allora capitano dei carabinieri Carlo Alberto Dalla Chiesa (anche lui molti anni dopo ammazzato dalla mafia).

All'assassinio del sindacalista assistette un giovane pastore del luogo che, avendo visto in faccia gli assassini, venne ucciso con un'iniezione letale dal boss Michele Navarro medico di Corleone. Le indagini portarono comunque all'arresto di due persone che ammisero di aver preso parte al rapimento di Rizzotto in concorso con Luciano Liggio e che ritrattarono poi in sede di giudizio le loro affermazioni.
Dalle testimonianze delle persone arrestate fu possibile ritrovare le tracce delle ultime ore di vita di Placido Rizzotto, ma non il corpo gettato dal Liggio in una foiba.
Solo dopo diverse traversie e riscontri negativi nel 2009 la Procura della Repubblica ha autorizzato il Commissariato di Polizia di Corleone a recuperare resti umani dal fondo della foiba di Rocca Busambra. I resti recuperati sono stati inviati al laboratorio della polizia scientifica di Roma.

La Procura ha pure autorizzato la riesumazione del cadavere di Carmelo Rizzotto, padre del sindacalista assassinato, deceduto nel 1967, da cui è stato prelevato il materiale organico necessario per effettuare un'attendibile comparazione del Dna.
E finalmente, lo scorso 9 marzo è arrivata la notizia sulla certezza del ritrovamento dei resti del sindacalista ucciso.
Il 16 marzo 2012 il Consiglio dei Ministri ha dato il parere favorevole a funerali di Stato per Placido Rizzotto.
Tanti anni sono passati da quell'uccisione e la storia purtroppo si è troppe volte ripetuta. La CGIL non può e non vuole dimenticare quanto è successo perché ricordando il sacrificio di Placido Rizzotto si tiene viva, nel presente della nostra quotidianità, la lotta contro la mafia, contro la criminalità organizzata, contro l'illegalità. E' questo un impegno che deve coinvolgere ogni persona onesta e democratica in nome di Placido e di tutti i morti ammazzati dalla mafia.