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COMUNICATO STAMPA

Comunicati Segreteria - 19/11/2010

Se beccassi due sciacalli che rubano dentro alla mia casa alluvionata, probabilmente io li prenderei a pugni.
Per fortuna la giustizia non coincide con il regolamento di conti: si basa sulla legge, le norme che non solo disciplinano la convivenza civile nella società, ma che definiscono anche le sanzioni da infliggere a chi le regole non le rispetta.
E per fortuna la Giustizia viene amministrata dallo Stato, secondo equità e non a sangue freddo.
Lo dovrebbe sapere bene Leonardo Muraro, che prima di essere un leghista e prima anche di essere il futuro candidato alla Provincia, è un rappresentante delle Istituzioni.

Le sue invocazioni alla pena di morte per gli sciacalli che predano le abitazioni degli alluvionati sono una presa di posizione becera e stupida, dato che non c'è neppure un nesso tra gravità del reato e gravità della pena; e rappresentano l'ennesima pagina di quel vocabolario delle libere bestialità che da tempo fa da dizionario di una certa politica, sguaiata nei modi, cialtrona, ipocrita e demagogica nella sostanza. Ma purtroppo anche di presa, almeno su un pezzo della popolazione, segnale di un degrado civico di cui un po' della nostra politica rozza è responsabile.

A Muraro e anche al suo "maestro" Gentilini, che parlano di una cosa serissima come la pena di morte con la stessa leggerezza con cui potrebbero discutere su come arrostire castagne in osteria, si può solo dire che loro per primi, Presidente della Provincia e vice sindaco di Comune, dovrebbe sapere e spiegare che lo Stato non somministra la giustizia come farebbe un clan medioevale. E che questo è proprio ciò che fa la differenza fra lo Stato liberale e civile e una banda di delinquenti.

Viene da pensare che più che la legge marziale contro gli sciacalli sarebbe ora di imporre la legge marziale dell'intelligenza.
Per fare sì, ad esempio, che i rappresentanti delle istituzioni siano, a prescindere dalla loro appartenenza politica, persone degne del ruolo che assumono. Legittimati certo dal voto popolare, ma consapevoli di essere qualche cosa di più di un capobranco.

Paolino Barbiero, Segretario Generale Cgil provinciale Treviso