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COMUNICATO STAMPA

Comunicati Segreteria - 15/09/2013

Allarme del Sindacato: impennata della disoccupazione della media e grande impresa trevigiana.
In 4 mesi persi altri mille posti di lavoro, 520 in più del 2012.

Giacomo Vendrame: "Non stiamo uscendo dal tunnel, il rischio è rimanere schiacciati. La crisi sta cancellando interi comparti produttivi. Bisogna subito intervenire con provvedimenti strutturali per ridurre il costo del lavoro, incentivare gli investimenti e rendere efficiente la PA per liberare risorse da riversare sull'economia locale".

Il secondo quadrimestre del 2013 si chiude con altri 1.105 posti persi nella media e grande impresa. A rendere noto il numero delle fuoriuscite per il periodo maggio-agosto è il Centro Studi della CGIL di Treviso che nella periodica elaborazione dei dati sullo stato di crisi delle aziende in provincia di Treviso rileva per i primi 8 mesi dell'anno una perdita occupazione pari a 2.195 nuovi lavoratori interessati alla mobilità (Legge 223/91).
Rispetto al trend del 2012, quando nel secondo quadrimestre si registrava un sostanziale calo delle fuoriuscite dalle grandi imprese, che passavano dalle 1.081, da gennaio ad aprile, alle 594, da maggio ad agosto, nel 2013 non vi è stato rallentamento alcuno rispetto ai primi 4 mesi dell'anno: 1.090 nuove iscrizioni alle liste di mobilità da gennaio ad aprile e altre 1.105 fino a fine agosto. Da inizio anno dalle attività con oltre 15 dipendenti si contano complessivamente 520 fuoriuscite in più rispetto allo stesso periodo del 2012, quasi la totalità (511) concentrate nel quadrimestre appena concluso.

In linea con i dati dello scorso anno, di questi 2.195 nuovi disoccupati il 65,5% svolgeva mansioni operaie e il restante 34,5% impiegatizie. La perdita si registra maggiormente nei settori del legno-arredo, della metalmeccanica, dell'abbigliamento-calzaturiero, delle costruzioni e del commercio. Le aree geografiche della provincia a risentire di più della crisi della grande impresa si confermano l'interland del capoluogo (con 725 posti di lavoro persi), il coneglianese (518), il territorio castellano (338). La fascia d'età più toccata resta quella compresa tra i 41 e i 50 anni, con particolare attenzione all'aumento delle fuoriuscite per gli ultracinquantenni maschi che tocca il 22,57% del totale dei lavoratori licenziati. Complessivamente su cento posti di lavoro persi erano 63,5 quelli occupati dagli uomini e 36,5 quelli occupati dalle donne; 82 da italiani e 18 da stranieri.

"Questo dato non solo conferma le dinamiche territoriali e anagrafiche legate alla crisi della media e grande impresa trevigiana, ma ci consegna la fotografia di una situazione in netto peggioramento – commenta Giacomo Vendrame, segretario generale della CGIL di Treviso – sono, infatti, oltre 500 i posti di lavoro persi in più rispetto allo stesso periodo del 2012. La crisi allora non solo non sta cessando ma morde più che mai spazzando via interi comparti della nostra economia. E su questo fronte è finito e da non poco tempo il momento delle riflessioni e dell'attesa di "uscire dal tunnel".
Se non ci si attiva subito, insieme, per far ripartire l'economia del nostro territorio, intercettando anche sul piano globale i nuovi bisogni e investendo quelle risorse finora tenute nascoste sotto il cuscino e rimettendole in circolo, il tunnel ci crollerà addosso.
E questo è il concetto che è stato anche ribadito nel documento congiunto siglato il 2 settembre scorso da Cgil, Cisl e Uil e Confindustria a livello nazionale – ha spiegato Vendrame - il mondo dell'impresa e del lavoro ha bisogno di provvedimenti urgenti e strutturali atti a ridurre il costo fiscale del lavoro, di mirati e consistenti incentivi per le imprese oneste che investono e innovano, di una visione strategica dell'apparato pubblico e amministrativo con una migliore gestione della spesa, in grado nel breve periodo di tradursi in nuove risorse per l'economia locale".