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COMUNICATO STAMPA

Comunicati Segreteria - 13/04/2012

I dati di marzo: altri 849 lavoratori in mobilità e 197 potenzialmente in Cigs.
Occupazione, Cgil: "2.600 espulsi nel 2012, un terzo sono impiegati".

Il segretario generale: "Ci vuole uno sforzo comune, un progetto di crescita e sostenibilità voluto e sostenuto dalle parti sociali e dalle forze economiche e politiche del trevigiano per invertire la rotta e avviarsi sulla strada della crescita. Crescita che sia sinonimo di buona e sana occupazione ed efficienza del sistema economico della Marca".

Con altri 849 lavoratori interessati alla mobilità e 197 richieste di cigs nel solo mese di marzo, si chiude il primo trimestre del 2012 a quota 2.609 nuove uscite dal mercato del lavoro e 552 lavoratori potenzialmente coinvolte in procedure di cassa integrazione.
Di questo rilevante numero, 289 è relativo ai lavoratori licenziati a seguito di procedure di mobilità ai sensi della Legge 223/91 riguardante la grande impresa e, praticamente il doppio, 560 espulsi, provengono dalle pmi della Marca.
Su ambedue i fronti è la percentuale dei "colletti bianchi" a seguire un crescente trend negativo passando dal 29,9% di gennaio al 34% di febbraio fino al 37,14% del mese scorso per le pmi e, parimenti, dal 23% al 30,9% al 34,6% per le grandi aziende. Segnale ineluttabile di una crisi che non finisce e intacca tutti i livelli gestionali e strutturali, anche delle realtà più solide. Crescono anche i lavoratori interessati alla mobilità tra gli stranieri: 233 solo nel mese di marzo arrivando così al 25% delle espulsioni del trimestre.

Per quanto riguarda i settori maggiormente coinvolti dalla crisi, l'analisi dei dati sullo stato delle aziende in provincia rileva che il comparto metalmeccanico resta anche nei primi tre mesi dell'anno quello a soffrire di più, con una perdita di posti di lavoro pari al 19,03% sul totale dei lavoratori interessati alla 236/93, ovvero provenienti dalle piccole e medie imprese e dunque senza nessuna copertura sociale. Seguito col 18,17% di espulsi sul totale dall'altro grande comparto immobilizzato: quello edile.
E dall'avanzata del commercio che con 287 posti persi in questi tre mesi si attesta al 16,55% della triste classifica. Per quanto riguarda le categorie coperte da ammortizzatori sociali la perdita occupazionale riguarda in particolar modo il settore tessile-abbigliamento-calzaturiero che sfiora il 30% delle fuoriuscite dal mercato del lavoro, il comparto del legno al 25% e ancora la metalmeccanica con il 21% del totale delle espulsioni.

Proseguendo con l'analisi demografica lo studio evidenzia con percentuali a due cifre quanto la crisi s'abbatta specialmente sulla fascia d'età 31-50 anni per quanto riguarda i lavoratori delle pmi e sulla fascia 41-60 per i lavoratori interessati alla 223/91, dove sono complessivamente coinvolti alla pari uomini (450) e donne (425) iscritti alla mobilità. Infine, il capoluogo resta fonte del maggior numero di espulsi con un saldo trimestrale pari a 1.029 lavoratori espulsi, sotto al quale si attestano i principali mandamenti di Castelfranco (413), Conegliano (475) e Montebelluna (300).

"Aggiungendo all'analisi elaborata dal Centro Studi della Cgil l'inarrestabile incremento delle richieste di cassa integrazione per cessata attività, per procedure concorsuali, per ristrutturazioni e riorganizzazioni di medie e grandi aziende, l'anno in corso rischia di segnare rispetto agli anni passati un ulteriore peggioramento del trend negativo relativo al mercato del lavoro che ci porterà a superare anche in provincia di Treviso la soglia del 7% del livello di disoccupazione".
"Inoltre – ha continuato Barbiero – il numero di ingressi nel mercato del lavoro si ferma ad una soglia decisamente inferiore rispetto allo scorso; lavoratori questi per i quali si chiudono sempre più contratti precari, privi di tutele e garanzie di continuità".

"Necessitiamo più che mai di una grande azione strategica da parte da tutte le forze sindacali, economiche e politiche per individuare politiche industriali che invertano la rotta, che siano in grado di sostenere e favorire l'occupazione con la crescita del sistema produttivo, che investendo sulla competitività, sulla qualità del lavoro e sullo sviluppo sostenibile, sia dal punto di vista dei diritti che del territorio. Anche al fine di rafforzare un sistema economico sano sotto l'aspetto finanziario, fiscale e sociale – ha concluso Barbiero - in grado di contrastare l'illegalità, la corruzione politica, appianare le inefficienze della PA e realizzare infrastrutture "sostenibili", utili alla crescita competitiva delle imprese e alla qualità del lavoro e della vita dei trevigiani".