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LETTERA AL DIRETTORE

Comunicati Segreteria - 12/05/2010

Gentile direttore,
abbiamo voluto tutti che le celebrazioni del Primo Maggio fossero qualche cosa che restasse, non solo l'ennesimo rito, per dare un segno tangibile, l'ennesimo, di come il mondo del lavoro guarda con preoccupazione alla crisi che è ancora in atto, che è ben lontana da una soluzione e i cui effetti vanno ben oltre i tentativi risibili e francamente persino fastidiosi di minimizzazione in atto da parte di una certa politica e non solo.
La Festa dei Lavoratori del 2010, per la provincia di Treviso, è in effetti una data che non sarà facile dimenticare: è stata la giornata della rinnovata unità sindacale, non solo su un piano simbolico; è stata l'occasione di una manifestazione in città partecipata soprattutto dalle Istituzioni locali ed è stata una festa di popolo: non il popolo dell'opposizione ma anche quello degli elettori leghisti, ad esempio.

Questo è un primo punto sostanziale: la capacità di rappresentanza del sindacato non è confinata all'opposizione al governo, i nostri temi e le questioni che poniamo sono centrali e partecipate, attuali, direi moderne, e i conservatori stanno altrove, cioè lì dove, con la parola d'ordine di cambiare tutto, non si cambia nulla in meglio ma solo in peggio.
E' positivo che, tra i tanti temi che Cgil, Cisl e Uil hanno portato all'attenzione dell'opinione pubblica, dei lavoratori, delle imprese e della politica, abbia lasciato un segno il nodo dei sostegni alle imprese che assumono e non a chi imbroglia le tasse.

Ma rispondere all'evidenza di una evasione larga insistente puntando il dito contro il doppio lavoro degli operai, come ha fatto il presidente di Confartigianato Mario Pozza, è come guardare alla pagliuzza e non alla trave. Né basta prendersela sempre e solo con il solito mostro, cioè il Fisco. E' vero: il fisco italiano è da riformare. Lo sanno soprattutto i lavoratori dipendenti, su cui le imposte pesano come un macigno e che non hanno, al contrario di altri, nessuna possibilità di evaderle.
Il Fisco italiano è sbagliato soprattutto perché è il braccio armato di una Paese sbagliato, che consuma risorse in inefficienze, a partire dai costi smisurati della politica, e che fa pagare ai territori, attraverso il patto di Stabilità interno, il prezzo degli equilibri finanziari imposti dall'Unione Europea. Scelta comoda: perché la responsabilità per la mancanza o la cancellazione dei servizi , penso soprattutto alla stretta sui servizi sociali, non la paga in termini elettorali il governo centrale, che può continuare a farsi bello a Porta a Porta declamando numeri e risultati che non esistono, ma i sindaci, eletti a suffragio universale come capri espiatori.

Uno dei risultati di questa situazione, e vengo ad altre reazioni successive al Primo Maggio, sarebbe l'impossibilità da parte dei Comuni trevigiani di mettere risorse a disposizione per un fondo provinciale che integri il welfare in favore di chi ha perso lavoro e reddito. Che lo si faccia dando lavori socialmente utili ma retribuiti, oppure sotto forma di prestazioni sociali vere e proprie ha poca importanza: la sostanza è che non ci sarebbero neanche 50 centesimi per abitante da mettere a disposizione, ad esempio pert un fondo provinciale di sostegno a chi non ha il salario.

Il G8 sociale di Roma, tenutosi lo scorso anno, aveva come titolo "People First", cioè la gente per prima. People First pre è uno slogan che guarda alla sostanza, sottolineando un valore forte, e quindi ai risultati concreti della politica.

I risultati che si attendono i trevigiani e le trevigiane senza un lavoro non sono gli inviti a costituire cooperative di servizio, che lavorino per i Comuni, magari in concorrenza una con l'altra per arrivare al punto che le amministrazioni pubbliche facciano economia grazie al mercato della crisi e ai prezzi stracciati che magari si riescono ad ottenere in questo modo.
Certo, meglio incentivare il lavoro che l'assistenza; ma quando non c'è cibo in frigo, nè euro per pagare il mutuo, il primo soccorso ha a che fare con il welfare, non con occupazioni solo vagheggiate.
Perché è complicato arrivare domani alla costituzione di una cooperativa, come piacerebbe al Presidente della Provincia Muraro, se oggi non ci sono neanche i soldi per pagare la mensa scolastica dei figli , come oramai succede sempre più di frequente.

Paolino Barbiero, segretario generale Cgil provinciale Treviso