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COMUNICATO STAMPA SPI

Comunicati Spi - 22/07/2014

L'analisi del Centro Studi della CGIL di Treviso sulle poste di bilancio 2012 evidenzia le disparità tra i 95 Comuni della Marca.
Sociale, SPI CGIL: "Il 43% gestita da terzi, un quarto dalle Uls".
Paolino Barbiero: "I Comuni attraverso processi di aggregazione delle funzioni si riapproprino della governance sociale. È indispensabile individuare una dimensione ideale che contenga i costi e permetta di erogare sul territorio servizi di qualità".

Nel prendere in esame i bilanci di tutti i 95 Comuni della Marca, il Dipartimento Contrattazione Sociale dello SPI CGIL di Treviso ha affidato al Centro Studi della CGIL provinciale l'analisi di una di quelle voci di bilancio fondamentale, secondo il Sindacato Pensionati, per lo sviluppo e per la coesione sociale: la funzione 10, ovvero la composizione della spesa sociale. Il dato che emerge è che l'uscita destinata al sociale viene per il 42,74% trasferita dai Comuni della Marca ad altri soggetti per lo svolgimento dei servizi, in particolare sono le tre Uls trevigiane a gestire il 24,51%.

Dalla ricerca, che punta la lente d'ingrandimento sul dato del 2012 (ultimo disponibile), emergono anche in questo, come per altri aspetti relativi ai bilanci comunali dei Comuni trevigiani, notevoli differenze sulla gestione delle risorse pubbliche. Sul totale della spesa corrente, che complessivamente ammonta nell'anno di riferimento a 438.457.123 euro il 18,71% è destinato ai servizi sociali, pari a 82.020.005 euro, con una media pro capite che si attesta a 92,28 euro annui. Una media superata da 21 Comuni della Marca. Su tutti è quello di Giavera del Montello che con 155,88 euro per residente supera tutti spendendo per il sociale il 31,2% del totale della spesa corrente. All'altro capo della classifica stilata dal Centro Studi, tra i 22 che rientrano nella fascia più bassa, il Comune di Refrontolo con un pro capite pari a 46,23 euro e appena il 7,53% della spesa corrente destinato al sociale. 52 sono le Amministrazioni comunali che si collocano nella fascia intermedia, con valori che vanno dai 70,07 euro pro capite di Motta di Livenza ai 91,76 di Asolo.

Analizzando più da vicino la composizione della voce di bilancio dedicata alla spesa sociale lo studio evidenza ulteriori differenze. Mediamente il 54,51% della spesa sociale riguarda le "spese per il personale" e per "servizi e interventi" gestiti direttamente dal Comune, per un valore complessivo pari a 44.714.192 euro. Nel dettaglio delle uscite per il personale la media provinciale si attesta al 13,38% della spesa sociale.
Anche in questo caso alcuni Comuni differiscono di non poco: Refrontolo (28,37%), San Zenone degli Ezzelini (25,32%), Vittorio Veneto (23,52%), Montebelluna e Ponzano poco più del 22%, 27 Comuni tra il 15 e il 10%, 30 al di sotto di questa soglia e, infine, 10 sono i Comuni che nel proprio bilancio non indicano nessun valore per il personale dei servizi sociali, ovvero hanno completamente esternalizzato tale funzione. Nello specifico, mentre con 10.973.754 euro il costo del personale è pari al 13,38%, con 33.740.438 euro, la sola voce "servizi e interventi" copre mediamente il 41,13% della spesa sociale.
Per questa attività, nel corso del 2012, 19 Comuni trevigiani hanno speso da 2 a 20 euro pro capite, da 21 a 37 euro pro capite 39 Comuni, da 38 a 70 euro pro capite si sono collocati altri 36 Comuni. Al primo posto Giavera del Montello col 72,47% e 106,89 euro pro capite. Tutti i Comuni con popolazione superiore ai 20mila abitanti si collocano sopra il 55%.

Oltre a queste poste, gestite direttamente, il 42,74% della spesa sociale esce dalle casse comunali sotto forma di quota capitale alle Ulss di competenza (20.101.708 euro) e di altri trasferimenti (14.954.931 euro), rispettivamente il 24,51% e il 18,23% della spesa sociale complessiva. Pur avendo come base lo stesso valore pro capite i trasferimenti alle Ulss variano; ben 74 Comuni superano la media. Da queste medie provinciali si registrano consistenti variazioni. Il punto massimo per i trasferimenti, all'Ulss e a terzi, è toccato dal Comune di Istrana che nel 2012 ha destinato all'Ulss l'84,44%, e solo il 14,28% per l'esercizio diretto dei servizi. Rispetto all'equilibrio tra spesa per i servizi gestiti direttamente e quelli esternalizzati, oltre a quello di Istrana, altri 36 Comuni della Marca stanno al di sopra del 50%. Un ulteriore 2,75% della spesa sociale è dato da altri costi di gestione e per ammortamenti.

"Dobbiamo ricercare l'equilibrio tra qualità e governance dei servizi sociali erogati sul territorio – ha commentato Paolino Barbiero, segretario generale SPI CGIL di Treviso – lo si può fare identificando dei bacini ideali con un congruo numero di utenti, al fine di contenere i costi a carico dei Comuni e attivando economie di scala.
Tale processo è necessario anche per eliminare le evidenti disparità tra un Comune e l'altro sia sul fronte della spesa sociale che della fiscalità locale, aspetti connessi l'uno all'altro. Solo le Uls riescono a far fronte in modo strutturato e capillare ai bisogni dei cittadini.
L'intervento sul sociale, infatti, in questo momento di difficoltà per i bilanci comunali, si è ulteriormente contratto e, a loro volta, dal 2012 ad oggi, anche le differenze si sono accentuate. Una diversa risposta al disagio sociale, ai problemi assistenziali e ai bisogni dell'infanzia rischia allora di compromettere la coesione sociale.
Non possiamo permetterci, inoltre – conclude Barbiero - che siano interessi economici privati a determinare gli indirizzi strategici e le politiche sociali".